I LUOGHI DELLA STORIA

L’Olanda di Van Gogh,
il pennello degli ultimi

Il “pennello degli ultimi” dipinge un incantevole itinerario di emozioni. Le strade di Vincent Van Gogh percorrono un’Olanda semplice, tranquilla, rilassante. Da visitare perfino in bicicletta, come è tradizione da queste parti, purchè si abbiano gambe allenate e spirito di adattamento. Gli architetti del turismo e dell’arte hanno disegnato un percorso ciclistico che unisce i luoghi di Van Gogh, 335 chilometri di piste ciclabili fra i comuni del Brabant, la seconda regione più grande d’Olanda, dove Vincent è nato nel 1853 ed è tornato dopo aver girovagato per l’Europa. Qui c’è la storia della sua famiglia, con il padre Theododurs ambizioso pastore protestante e la madre Anna, appassionata di animali e piante e organista di chiesa. E’ qui che si scopre l’anima vera di questo straordinario artista, si visitano la sua casa natale e le altre dove ha abitato, i luoghi che ha ritratto o hanno ispirato la sua pittura. E ovunque, volendo, si arriva in bici.

Nelle pianeggianti distese d’Olanda, le due ruote sono una passione molto diffusa. Proprio qui, al confine fra Neunen e Eindhoven, l’artista Daan Roosegaarde ha voluto pavimentare un tratto del percorso ciclabile con delle pietre che di notte si illuminano. Un richiamo alla magia di un’opera di Van Gogh, The starry night, “la notte stellata”. Ed in poco tempo è diventata un’attrazione mondiale. Sempre a Neunen, nel Vincentre, un attrezzato e funzionale centro informazioni, c’è una copia del famoso “Campo di grano” dipinto ad Arles, realizzata in una plastica particolare, che lo fa sembrare autentico, con la stessa corposità delle pennellate originali. La vendono a 25 mila euro. Appeso in casa deve fare una gran figura.

Questa è l’Olanda “bucolica”, nei grandi spazi verdi spuntano mulini a vento e anche ad acqua, nessuno, o quasi, usa più gli zoccoli di legno ma resistono le tradizioni di un tempo. E’ quel vivere con semplicità, fra sentimenti autentici, la “Vita Vera” che Van Gogh amava e inseguiva: per questo venne ribattezzato il “pennello degli ultimi”..

<Penso che più che vestita da signora, una contadinella sia bella vestita com’è, con la sua gonna e camicetta polverosa e rappezzata, azzurra, cui il maltempo, il vento e il sole danno i più delicati toni di colore> scriveva Vincent all’amatissimo fratello Theo nei mesi in cui preparava il suo primo capolavoro, “I mangiatori di patate”. A Neunen l’hanno anche riproposto con una grande installazione a grandezza naturale nel giardino comunale di questo incantevole villaggio, un museo all’aria aperta con 23 siti dove Vincent tra il 1883 e il 1885 visse, lavorò e dipinse.

Il Brabant riunisce i centri fondamentali nella vita di Vincent: il Museo del Brabante del Nord a ’s-Hertogenbosch, i villaggi di Nuenen, Zundert, Etten. Vincent nacque a Zundert il 31 marzo 1853, una piccola cittadina, famosa anche per la parata di fiori che si svolge ogni anno, con giganteschi carri allegorici composti soltanto di dalie. Poco lontano, a Boxmeere, si può provare un’esperienza originale. Un intraprendente albergatore ha riprodotto la stanza di Arles dove Vincent visse e che immortalò in uno splendido quadro, e la offre agli ospiti per passare la notte. In realtà c’è anche una ragione storica. Il letto originale, nel quale Vincent dormiva ad Arles, finì chissà perché a Boxmeer: ma non è stato ancora ritrovato. Questo non ha impedito al proprietario dell’hotel Richie di trasformare una delle stanze nella copia esatta del dipinto, con gli stessi colori e gli stessi quadri alle pareti, identiche sedie e medesimo comodino. Un successone.

Pochi chilometri e si arriva ad Etten, il luogo in cui ebbe inizio la carriera artistica di Vincent. Dopo vari tentativi di diventare insegnante, predicatore e mercante d’arte, nel 1881 Van Gogh tornò dai suoi genitori a Etten-Leur per dedicarsi al disegno e alla pittura. In quella che è chiamata la Chiesa di Van Gogh, una cappella poi sconsacrata, è allestita una mostra interattiva nella quale sono esposti alcuni busti raffiguranti Vincent e pitturati da diversi artisti. Con la moderna e avvincente tecnologia di un visore a 3 dimensioni si entra nelle ricostruzioni per immagini di alcuni passaggi della vita di Vincent, tra cui una furibonda lite familiare, l’ennesima, che lo spinse a partire e a lasciare la famiglia. Toccante.

Il viaggio nei luoghi di Vincent non può che concludersi ad Amsterdam, una città che ha molto da offrire, una delle metropoli più tolleranti e libere del mondo, rilassante e divertente. Con il Museo Van Gogh che ogni anno accoglie più di un milione e mezzo di visitatori. Per avere un’idea, il Louvre, che è il museo più frequentato al mondo, raggiunge i 7 milioni e mezzo di ingressi, il Metropolitan di New York arriva a 7 milioni, poi il British Museum e la National Gallery di Londra con più di 6 milioni e mezzo e i Musei Vaticani con 6 milioni.

C’è un religioso, rispettoso silenzio di fronte a questi capolavori: gli autoritratti, i girasoli, i mangiatori di patate, la camera da letto di Arles, i mandorli in fiore, il seminatore, i campi di grano. Si resta in assoluta contemplazione. Volendo, poi, ci si scatena nello shopping center del museo, un tripudio di libri e ninnoli, foderine per smartphone e poster. Gli appassionati di scarpe potranno anche acquistare quelle che Van Gogh dipinse in un’intera serie di tele, modello non proprio elegante, ma da lavoro, da contadino. Si possono ordinare su Internet e il ricavato sarà utilizzato per la cura e la conservazione dei luoghi di Van Gogh nel Brabant, la sua regione. Quella dove è cominciato tutto. La terra semplice e tormentata del “pennello degli ultimi”.

 

 

 

 

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