Fughe

Comore, “isole della luna”

Chanel-Day-tutto-quello-da-sapere-e-vedere-sul-nuovo-spot-Chanel-N-5-con-Gisele-Buendchen-girato-da-Baz-Luhrmann_oggetto_editoriale_850x600Leggenda, più che storia. Ma tra baie e lagune si racconta che proprio qui, sentendo vibrare nell’aria le armonie dell’ylang ylang, Coco Chanel avrebbe scelto l’aroma giusto per vestire di profumo il fascino femminile. Sbocciò dai fiori delle Comore l’idea dello Chanel numero 5, una carezza della foresta sulla pelle nuda. Le donne di Mayotte o Moheli usano ancora l’ylang ylang, lo colgono dalle piante e lo lasciano appassire sulla pelle e se ne vanno profumate di natura, dolci e selvagge, come le isole del loro arcipelago.

Le Comore resistono all’assalto dei tempi moderni, protette dalle stravaganze del pianeta che le ha volute prigioniere tra l’Africa e il Madagascar, a sud di Zanzibar e delle Seychelles. Lontane dal turismo devastante dei gruppi e delle vacanze aziendali, dall’organizzazione dei grandi alberghi e del “tutto compreso” sono rimaste com’erano, il tropico prima maniera. «Isole della luna», secondo la tradizione popolare, ma anche secondo il vocabolario: perchè Comore, in arabo, significa, appunto, isole della luna. E’ terra legata all’Islam, ma è anche arcipelago di etnie e religioni: qui vivono arabi e melanesiani, arrivati in piroga dagli atolli del Pacifico, sopravvivono i Cafres di razza bantù, i primi abitanti della Comore, i Makaos, discendenti degli schiavi che venivano comprati e venduti sulla piazza del mercato nella vicinissima Zanzibar, e i Malgasci, originari del Madagascar.

comore_1Isole di fascino e di un vivere inquieto. Sempre la leggenda, racconta che i primi turisti a innamorarsi di queste isole furono re Salomone e la regina di Saba. Una fuga sentimentale, una scappatella, un week end di passione: scelsero Grand Comore, l’isola del vulcano, nera di lava, senza acqua nè fiumi, un cuscino verde lanciato sul mare e orlato di qualche raro merletto di sabbia bianca. Salomone e la regina si amarono qui e per gratitudine Sua Maestà di Saba decise di regalare agli abitanti di Grand Comore uno dei suoi troni. Ma il vulcano Karthalà, severo come un dio rigoroso, non gradì quella peccaminosa vacanza e durante un’eruzione inghiottì il ricordo di quel soggiorno.

Natura violenta e incantevole, fiumi di lava e lagune immobili: come quella di Mayotte, la più grande laguna corallina del mondo, chiusa da un reef che dista 10 chilometri dalla costa e ha soltanto due passe per lasciare entrare le navi che portano la carne dal Kenia, il riso dalla Cina, acqua e vino dalla Francia. Perchè c’è ancora una grande passione per tutto quello che arriva da Parigi e dintorni. Di più: c’è rimpianto. I francesi per molto tempo sono rimasti “signori della colonia” e oggi vedono sventolare la loro bandiera soltanto a Mayotte, l’unica rimasta Territorio d’Oltremare. Le altre isole dell’arcipelago sono indipendenti dal 1976 ma non sono pochi a ricordare con piacere i tempi della Marsigliese e dell’amministrazione dell’Eliseo: al punto che ogni tanto esplode un colpo di stato con tentazioni di restaurazione.

comores22Le bellissime Comore sono uno dei paesi più golpizzati del mondo: 18 colpi di stato nei primi 20 anni di autonomia, alcuni feroci e violenti, altri, i più per la verità, incruenti e brevissimi, quasi una pacifica parata militare. Poi un pò di stabilità. Certo, la volubilità politica è frequente e profonda: ci sono stati governi marxisti, filoiraniani, filomaoisti. Con la complicità, a volte, di qualche folle. Come accadde nel ’75, quando il premier Soilih, sconvolto dalla follia senile, avvelenato dall’alcool e stremato dalle donne, fece un sogno che provocò la più feroce strage di cani che mai sia avvenuta. Soilih sognò di venire ucciso da un uomo che gli si era avvicinato in compagnia di un cane. La considerò una visione premonitrice e per non correre rischi ordinò di sterminare tutti i cani dell’arcipelago: ne vennero fatti fuori decine di migliaia.

isole-comoreIsole di pirati e di mercenari, ma anche di meravigliosi spettacoli naturali che un turismo discreto comincia a proporre sul mercato internazionale. Nella baia di Nioumachoa, nell’isola di Moheli, si incontrano una decina di persone al giorno che si perdono tra gli isolotti e le palme di cocco che fanno da ombrelloni sulla spiaggia: in tutto l’arcipelago ce ne sono 70 mila. Moheli è l’isola della Sultana, governata al femminile, perchè è la più piccola e forse la più bella, una bomboniera di foreste e fiumi, con un mare che affascinò gli esuberanti avventurieri francesi che fin qui, in terra d’Islam, riuscirono a insidiare regine e sultane. Verso la metà del 1800 la generosa Francia pensò di affidare a un soldato di belle speranze e splendido aspetto, Joseph Lambert, la protezione della giovane Djombè Fatima, che governava Moheli ed era minacciata dagli attacchi del sultano di Zanzibar. Furono scintille di passione e nacque una figlia, Salima Machamba che decise di evitare intrighi e pericoli: preferì una vita tranquilla, vendette l’isola alla Francia e sposò a sua volta un militare di Parigi.

pt11274Seduce e incanta, questo tropico dove si riesce a vivere ancora senza fretta, dove le giornate sono lente e sulle spiagge non bisogna difendersi dagli scooter di mare e dagli idrojet che corrono sull’acqua come un go-kart. Passioni antiche, sapori d’Oriente e profumi d’Africa, giornate passate a scivolare con le galawa, esili piroghe, sulle acque ferme delle lagune per riempire di pesci i parei, usati come reti. E la sera, sui parei che servono anche da tovaglie, compare l’aragosta alla vaniglia, una delle meraviglie della gastronomia locale. Dalla foresta, dalla selva che avvolge l’arcipelago, l’odore di cannella, coriandolo e zafferano porta il saluto delle famiglie, che hanno mense meno prelibate e a quell’ora mandano i giovani a fare un tuffo in mare, per catturare un polipo da mettere in tavola. Il profumo di ylang ylang arriva più tardi, quando la notte consegna le coppie all’intimità. Le donne delle Comore lo usano proprio come suggerì madame Coco: appena un po’, sulla pelle nuda.

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