Fughe

Il paradiso delle Cook

Lontane e bellissime, in un mondo fatato dove l’arcobaleno doppio si vede spesso, e porta fortuna, il mare è uno specchio incantato, la natura risplende ancora. Le Cook sono un arcipelago felice, ricco di leggende e misticismo, legate alla storia dell’avventura e dove la  vita quotidiana può essere ancora una continua scoperta. Un viaggio da non perdere.

 

 

Cook-Island-CultureDA EVITARE

La sfida al monte Te Rua Manga è roba da iniziati. E’ la montagna sacra dell’isola e non per niente lo chiamano <The needle>, l’ago: si va e si torna con cinque ore di trekking, tra le nuvole che avvolgono la cima, a 412 metri di altezza. Panorama superbo, ma quanta fatica.

Le vahinè hanno fama di grandi seduttrici. Ma è un mito appassito, di cui resiste solo il ricordo. E’ esistito davvero quando Folco Qulici girava da queste parti i suoi splendidi film: erano gli anni Sessanta e il tempo ha mutato tutto, anche le abitudini alimentari. Così le meravigliose ballerine di una volta sono diventate una rarità. Danzano ancora il tamuré, ma ancheggiano con meno leggiadria.

Meglio restare lontani dalle strane comunità che affollano queste isole. La New Jerusalem della Free Church ha un leader che straparla: «Non dovrei dirtelo – confessa – ma parlo con Dio». Non si resiste alla tentazione di domandargli cosa si siano detti ma lui risponde: «Che sono il suo profeta». L’importante è crederci.

Anche la natura ha luoghi sacri che vanno rispettati. Spiagge e foreste sono le loro cattedrali. Dove si crede aleggino gli spiriti della creazione e degli antenati. Non si fuma, non si mangia e non si beve. E non si incidono i nomi sulle rocce.

 

La messa a RarotongaDA NON PERDERE

Il prete cattolico e il pastore protestante combattono, nel giorno dedicato al Signore, la loro guerra santa, misurandosi con il numero dei fedeli e la qualità dei canti. Ed è una delle più belle e affascinanti battaglie del mondo. Comincia con la sfilata delle gigantesche signore delle Cook, raramente meno di cento chili, infiocchettate nell’abito elegante della festa, sempre chiaro, molto spesso bianco, e con il cappello in testa. Ci sono chiese dove la tecnologia vince sull’emozione e si canta seguendo le parole in inglese che scorrono su una lavagna luminosa. Ce ne sono altre che brillano di vetri a scacchi colorati, si canta in lingua originale e vengono i brividi.

Black Rock è la pietra sacra dei Maori, la piattaforma terrestre da dove partivano le anime dei morti per raggiungere la mitica Hawaiki, il pianeta felice dell’aldilà. Nessuno crede più a questo volo delle anime, ma alla forza dei desideri sì: e si viene ad esprimerli qui, in silenzio, davanti a questa roccia a forma di balena, grande e rassicurante. Voleranno alti, li affidati alla pietà degli antenati e forse incontreranno Tangaroa, il dio che cercherà di tramutarli in realtà.

cookwallarc_62297«Venite in Paradiso finchè siete in terra» recita lo slogan dell’ufficio turistico. Esagerano un po’, ma non hanno tutti i torti. A quattromila miglia da Los Angeles e millecinquecento da Auckland, c’è la laguna di Aitutaki, quaranta minuti di volo da Rarotonga, una bomboniera della natura vietata ai cani, colpevoli, secoli fa, di aver fatto diffondere la peste. E’ poco più di un villaggio sul mare dove gli americani piazzarono due piste per andare a bombardare i giapponesi. E praticavano uno sport inutile e crudele: giocavano ad ammazzare i granchi, che qui vivono nascosti tra il mare e le piante di cocco. Di sera, quando la marea si abbassa, escono dalle tane. Per i locali sono un piatto prelibato, per alcuni turisti una specie di safari. Brutta abitudine da abbandonare.

Sotto il sole cocente, succedono cose strane nelle tombe davanti alla Cook Islands Christian Church, chiesa protestante del 1855, costruita in corallo. Qui riposa Albert Royle, primo ministro amatissimo: ogni giorno ci sono fiori freschi, ed è straordinario l’effetto che fanno gli occhiali veri sistemati sul busto di bronzo. Per evitare che qualcuno possa portarli via, sono stati fissati alle orecchie con del mastice che con il calore del sole si scioglie e cola in rigagnoli che sembrano di sudore.

cookimage01Rarotonga, l’isola grande del piccolo arcipelago, è i mari del Sud come li racconta la leggenda: dolce e sensuale, come il tamurè che si suona, si canta e si balla tra i giardini e i viali ornati di siepi e fiori, curati meglio dei prati dello Yorkshire e santificati al culto dei morti, con il cimitero di famiglia sotto casa, le tombe dei parenti tra la strada e la spiaggia.

Intorno alla luna sboccia l’arcobaleno e se le nubi sono leggere il cerchio dell’iride può diventare anche doppio. Porta fortuna, e quando succede il popolo delle Cook si ritrova con il naso all’insù e il pensiero a Tangaroa, il dio Maori della creazione, della pesca, del mare e del tempo. Ha una casa, così si racconta, sul Needle, Rua Manga nel linguaggio tradizionale, il picco che domina l’isola: da lì vigila sul suo popolo e la notte del venerdì ha sempre molto da fare.

La vera notte dei mari del sud è al Trader’s Jack, terrazza sul mare con vista sull’infinito. Tre gradini e dal vecchio porto si sale in un pub senza pretese, dove si servono aragoste o gigantesche bistecche neozelandesi, si beve birra, si ascolta musica dal vivo, si balla, si canta. O si resta in terrazza a seguire la scia luminosa del faro che punta verso il nulla e infiamma di luce le onde che si rincorrono, le farfalle notturne e i mosquito, tanti, dannatissimi mosquito, che si incrociano volando e si perdono insieme allo sguardo, appena dopo la barriera corallina.

cookid1162pic101Piri Pirutu III, discendente di una famiglia di Atiu, un’isola lontana e ancora non praticata dal turismo. Per vivere fa il selvaggio, cioè fa vedere ai turisti come si sopravviveva quando le Cook erano ancora sconosciute: a 53 anni gli bastano 15 secondi per arrivare in cima a una palma di 20 metri, sa accendere il fuoco sfregando la legna, conosce le noci di cocco e sa capire quali sono adatte ai neonati, con il frutto morbido come un omogeneizzato, quelle ricche di vitamine, ideali per le mamme che hanno appena partorito o quelle con il succo da bere.

 

 

DOVE VEDERE IL TRAMONTO

Ancora davanti alla Black Rock che evoca antichi miti Maori. Fanno il bagno in questa acqua cristallina, di un’azzurro trasparente, quasi bianco. «Il posto migliore per nuotare e fare tuffi»: perchè tra la roccia e la scogliera c’è una grande piscina naturale, una minuscola baia, dove il mare entra con dolcezza, anche se l’onda oltre il reef è alta e violenta.

 

Our-People-and-Culture-2LCOSA COMPRARE

Le perle nere sono il souvenir per eccellenza delle Cook: secondo alcuni è un eccellente portafortuna, secondo altri ha un effetto assolutamente contrario. Comunque, si comprano al Pearl Shop, ad Avarua, proprio dietro il posto di polizia, e al Beachcomber, qualche decina di metri più avanti. Francobolli e monete sono una meravigliosa particolarità dell’arcipelago: sono piccole creazioni artistiche, con fiori, pesci, ritratti, trionfi di colori. le collezioni intere si possono acquistare in aeroporto. Le monete, che hanno corso legale soltanto alle Cook, hanno forme e incisioni inusuali. Sono uno splendido souvenir.

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