Incontri

Hong Kong, estasi e tormento:
la notte magica del dragon-i

Inarrestabile globetrotter. Ha girato il mondo, lavorato a Cannes, Londra, Singapore, ovunque ci fossero denari e lusso, ha reso più facile la vita e più splendente la vacanza a presidenti, star, segretari di stato, tycoon di ogni dove. Coltivando un timore che non riesce a superare: <Odio l’aereo, non mi piace: che devo fare?>. Difetto mica da poco per chi è nato in Toscana, dove ha molti parenti, e da quasi 30 anni lavora a Hong Kong. indexGiovanni Valenti (nella foto) è una leggenda nel mondo degli alberghi e secondo molti che lo hanno conosciuto è il Concierge migliore che mai ci sia stato. Ufficialmente è stato inserito sul podio dei più bravi, più affidabili, più efficienti e sorridenti di sempre nominato da una serie di giramondo, per affari o per piacere, abituali frequentatori degli hotel a cinque stelle. Bella soddisfazione. <E come no? Ma ho sempre lavorato con passione>

Professione Concierge. Mica facile. <Si devono anticipare i bisogni dei clienti, ascoltarli con attenzione, mai interromperli, farli sentire a proprio agio e trattare tutti, ma proprio tutti, nello stesso modo>. Dal 1984 è al Mandarin Oriental di Hong Kong, dove ora ha il prestigioso incarico di Concierge Ambassador, una specie di capo dei capi dell’accoglienza. Controlla, vigila, sorride, comanda, ma soprattutto risolve. <Un giorno mi chiama da Pechino uno dei nostri abituali clienti – racconta Valenti – “Gianni, per favore – mi dice – la solita suite. Ma ho bisogno del suo aiuto”. “A sua disposizione” rispondo. “Vorrei 99 rose gialle da mettere in camera, in un unico vaso”. “Lo consideri fatto” lo rassicurai. Era un giorno di festa e trovare tutte quelle rose, per di più gialle, sarebbe stata un’impresa. Ci riuscii. La mattina dopo quel cliente scese con una ragazza asiatica splendida, forse cinese, forse di Taiwan, non so, e si avvicinò da solo per ringraziarmi. Eravamo abbastanza in confidenza e così gli domandai perché avesse voluto proprio 99 rose. “Perché lei è la numero 100”, mi sussurrò>.

Verrebbe da dire, chissà che mancia. <No, non è più come un tempo. Oggi è tutto molto cambiato. Magari si riceve un regalino, una penna stilografica, una cravatta, un portachiavi. Le mance sono quasi scomparse. E chi continua a non darle, perché non le ha mai date, sono i giapponesi>.1937461_510338062398980_4942081544049724943_n

Dal suo osservatorio, Valenti sa riconoscere le persone che ha davanti, le passa ai raggi x della sua esperienza, le capisce con uno sguardo. Ma non fa classifiche di comportamenti. Si limita a dire che <italiani e francesi sono i più eleganti. Non li vedi mai scendere nella hall in bermuda e sandali>.

Ormai si sente cittadino di Hong Kong, in Italia torna, ma nemmeno troppo spesso. Perché dell’isola adora quello spirito internazionale che nemmeno l’addio dell’Inghilterra è riuscito ad appannare: <Sì, ci sono più cinesi di prima, ma è rimasta una città unica, con locali straordinari, senza eguali in nessun’altra parte del mondo. Come il dragon-i, dove suggerisco di andare a tutti i clienti>.

<Legendary hotspot>, lo definiscono, il posto più alla moda del momento. Riesce a mescolare con successo la contemporaneità cinese e giapponese con la qualità e il gusto dei migliori locali di Parigi, Londra, New York. Dragon-i è <il posto>. <Ci sono sempre modelle bellissime e una grande atmosfera> dice Giovanni che più della discoteca frequenta il bar e il ristorante. Si dice che si serva più champagne qui che in qualunque altro locale del sudest asiatici. Ci sono passati Rihanna, David Beckham, Chaka Khan, Naomi Campbell, Sting, Oliver Stone, ma anche Maldini e Del Piero, Dolce e Gabbana. Siamo nella Hong Kong ricca e chic, a The Centrium, dove Windham street confluisce in Hollywood road. Dentro, in questo avveniristico ritrovo, guidano la notte orde di donne di straordinaria bellezza, come se all’ingresso la selezione fosse affidata soltanto a rigorosi canoni estetici. 10417690_510338119065641_8426335762860239308_nTurbano, le more asiatiche, cinesi, vietnamite, pelli candide e morbide come la seta, i capelli di un nero sfolgorante, splendenti di una lucentezza che è come l’abbaglio della vita di queste giovani, da sempre sognata come un’alluvione di gioia e allegria, cominciata a sbocciare magari in uno slum o su una palafitta lungo il Fiume Giallo e ora diventata realtà dove ogni notte ha il profumo inebriante di migliaia di dollari bevuti in bollicine. Nate per divertirsi, perché nate con la fortuna d’esser belle. Come le valchirie che sono il loro esatto negativo, bionde guerriere da passerella, arrivate dall’Europa dell’est o del nord, o anche dall’Australia, trapiantate qui dove un capello chiaro era solo figlio di un desiderio, di un ritocco umano, di un’alterazione. Ma adesso l’esser donna vive anche in Oriente di correzioni, di profanazioni della natura. Il seno che non c’è, due vivaci bottoncini scuri, crescono come si vuole, diventano carne montata come panna e una cinese bombastica sa di ri-creazione ma diventa un inno alla perfezione femminile se due tette esplosive fanno da perfetto contraltare a zigomi tanto belli da sembrare irreali, e a volte lo sono, capaci di illuminare un volto e lasciare senza fiato chiunque sia di fronte a tanta bellezza.

La notte del dragon-i è estasi e tormento, con un trascurabile popolo maschile che anche nei suoi protagonisti più affascinanti non raggiunge mai la meraviglia di questo popolo rosa. Anche in consolle i Dj sono spesso coniugati al femminile e sapientemente proposti in versione bionda, volti senza occhi a mandorla, girls di un Occidente contaminato, braccia tatuate in stile maori, con ideogrammi giapponesi, sorrisi smaglianti, labbra in rosso passione.10457554_510338075732312_2359885156054654167_n

Solo lei non sorride mai, scultura in carne ed ossa, una Venere imbronciata e irraggiungibile, anche se è lì, su una pedana che la fa volare più in alto di tutti, avvolta da una sciarpa di seta che agita come le ali di una farfalla, una stoffa animata dal desiderio di chi la guarda, un velo che copre e scopre, lascia vedere un addome sensuale per quanto è levigato, offerto così, senza l’oltraggio dei muscoli, e un seno composto, elegante, da autentica orientale. Appaiono e scompaiono, lei e il suo corpo. O forse soltanto il suo corpo, ora avvolto da una finissima rete di pois neri che sanno di peccato e seduzione. Non è uno show, ma emoziona. E Saffo, per la gioia di qualcuno, è sempre lì, una tentazione in agguato. Insieme al dubbio, per alcuni ancor più eccitante, che quella Venere possa non esser nata donna.

<Hong Kong è fantastica> sentenzia Giovanni. A fare qualche nome, ha incrociato attimi di vita con il Sultano del Brunei, Ranieri e Grace di Monaco, Isabella Rossellini, Kirk Douglas, Michael Caine, Margaret Tatcher, Bob Hawke, Richard Nixon. Conosce i segreti di Rupert Murdoch, affettuosamente soprannominato <lo squalo>, ha risolto qualche problema a David Rockefeller e anche a Gianni Agnelli. <Ricevo quel che ho dato – filosofeggia Giovanni – E ho dato molto>. Ricordi? <Quella Pasqua del 1967, una passeggiata in bicicletta con papà. A un certo punto mi chiede “Ma allora sei proprio sicuro di andar via”?. Avevo lavorato in un negozio di scarpe a Firenze, distrutto dall’alluvione del ‘66, non vedevo futuro. “Sì babbo”, risposi. Finimmo di pedalare con un po’ di tristezza. Il giorno dopo partii per Londra>.

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