Asia

La dolce vita di Beirut

Una città che ha ritrovato la gioia di vivere, dopo anni di tormenti e di guerre. Ora risplende come un tempo, o almeno quasi, ed è tornata ad essere ritrovo tollerante per chiunque abbia voglia di divertirsi. Nessuna discriminazione nei confronti dei gay, come avviene in altre città vicine

 

 

DA EVITARE

La religione dell’apparire è seguitissima in Libano. C’è un proverbio che dice <A Beirut sei l’auto che guidi>. Stesso discorso per come ci si veste: un aspetto trasandato chiude tutte le porte, a cominciare da quelle di ristoranti e discoteche.

Tra passato e futuro, una specialità della nuova Beirut è la brutta arte chirurgica di restituire la verginità alle ragazze che avevano scelto di perderla: conseguenza ipocrita dei fondamentalismi di ogni fede: oltre 200 chirurghi disponibili, prezzi abbordabili.

marina-tower1Rue Bliss è la strada dedicata al fumo delle pipe ad acqua, che chiamano shisha. Il gusto è personale ma quella miscela di tabacco e melassa aromatizzata alla frutta è sgradevole. E poi per evitare che la carbonella si spenga, bisogna tenere un ritmo di aspirazioni che stanca e stordisce in fretta.

I libanesi adorano il caffè, ma preparato a modo loro <nero come l’inferno, forte come la morte e dolce come l’amore>. Provarlo, certo, ma ricordarsi che lo zucchero viene aggiunto durante l’infusione: chiedere poco dolce, più o meno si dovrebbe dire sukkar qalil. Meno male che c’è Starbucks.

  

DA NON PERDERE

La galleria Aida Cherfan è fra le preferite di Hussein Madi, <il Picasso del Medio Oriente>, pittore vissuto a lungo a Roma e cantore della femminilità araba. I suoi quadri con soggetti femminili sono straordinari inni alla vitalità: gonne di un rosso acceso sopra le ginocchia, colori sgargianti di sole e mare.

La Beirut pacificata è diventata la capitale del sesso gay e lesbico nel Medio Oriente. Anche se il codice penale condanna ancora l’omosessualità con la prigione, in realtà c’è sufficiente tolleranza. Acid è uno dei locali gay più frequentati: è su una collina a Sin El Fil, la zona dei quartieri cristiani. Apre solo venerdì e sabato.

La notte di Beirut è a rue Monot, la strada dei locali, dei bar e dei ristoranti. Intorno, l’animatissimo intrico delle strade del quartiere Achrafiye, il più vivace della città.

Le vetrate policrome del Museo Sursock, un villa del XIX secolo ispirata alle grandi dimore del Rinascimento italiano e realizzata in un originale stile italo-libanese: pavimenti in marmo, uso sapiente del legno. Numerose le esposizioni temporanee. Suggestiva di sera, vista dall’esterno, con una bella illuminazione.

Il Museo della Scienza e della Tecnica è pensato in modo interattivo soprattutto per far divertire i bambini. Ma la fila di mamme e papà si ritrova soprattutto nel settore delle bolle di sapone, dove se ne possono fare di gigantesche, in grado di contenere anche i ragazzini

I beach club sono ritrovi molto frequentati, e non soltanto d’estate, dove la gente va per guardare e farsi vedere: splendida gioventù che cura il proprio corpo e ama esibirlo. Il Riviera e il St. George, era il più famoso anche negli anni ’60, restano aperti tutto l’anno.360_beirut_summer_0523

Gli stilisti libanesi sono estrosi e promettenti e Abed Mahfouz è fra i più apprezzati: negozi di molti giovani in rue Verdun. L’antiquariato si trova nella zona Achrafiye. Lungo Marad street, si trova quasi di tutto, dai gioielli alle erbe.

Saporita e speziata, la cucina libanese ha grande fama: humus (purè di ceci, più o meno piccante), tabuleh (rinfrescante insalata simile a un couscous), kibbeh (crocchette di agnello con cipolla e spezie). Cucina tradizionale al ristorante Karam, al Casablanca, invece, in una splendida villa ottomana, cucina fusion, pesce fresco e ottime aragoste.

Cena romantica sulle terrazze di Chez Sami sulla baia di Jounieh a un quarto d’ora da Beirut: è considerato uno dei migliori ristoranti del paese. Prima di andare a tavola, un giro sulla teleferica che dal centro di Jounieh porta ad Sarissa dove brilla la gigantesca statua di bronzo di Notre Dame du Liban.

Tiro, a 80 chilometri da Beirut, merita una visita anche solo di un giorno. L’Unesco l’ha inserita tra i siti patrimonio dell’Umanità: la Cattedrale dei Crociati, i fasti romani con l’ippodromo, il più grande e meglio conservato, la strada dei mosaici, le terme e una piscina, usata non per fare il bagno ma per spettacoli acquatici.

DOVE VEDERE IL TRAMONTO

A passeggio senza meta e senza fretta lungo la Corniche, fino agli scogli del Piccione, dove si ritrovano gli innamorati, mano nella mano a guardare il Mediterraneo. C’è la vita semplice della città: anziani che giocano a backgammon, giovani che attrezzano pipe ad acqua con gli stereo delle auto al massimo, ambulanti di caffè, frutta, verdure, ciambelle. Sosta al Bay Rock Cafè: aperitivo con vista sugli scogli del Piccione e, se piace, pipa ad acqua.

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DOVE BALLARE

La notte di Beirut è la più animata del Medio Oriente, ora che la città ha ritrovato la gioia di vivere. Sceicchi ed emiri vengono qui ad assaporare istanti di dolce vita. Dallo sfarzoso Crystal al kitsch B018 con bare che fungono da divani. Musica araba dal vivo al Gemmayzeh cafè.

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