Incontri

Vasilio, sciamano di Cuzco
Inca, alcol e foglie di coca

 

 

Lo sciamano Vasilio è uomo eccentrico, come tutti quelli che dimostrano di avere confidenza con gli spiriti: ci parla più volte al giorno, per suo piacere o perché glielo chiedono i questuanti che a lui ricorrono per risolvere un problema, guarire una malattia, azzeccare un investimento.

Vasilio è un giovanottone peruviano con casa e bottega nei dintorni di Cuzco, a un tiro di schioppo da Machu Picchu, la capitale della cultura Inca.

Così è diventato famoso anche fra i turistas, che a lui si presentano seguendo i suggerimenti dei locali che consigliano di portargli come dono una bottiglia di alcol, di qualsiasi tipo, INCA_PILGRIMAGE_CUSCO_MACHU_PICCHU_AND_SACREDma con non meno di due litri di liquido, e un po’ di foglie di coca: Vasilio le legge, come da noi si faceva con i fondi di caffè. Ne prende in mano un paio di manciate, le rovescia così come viene sul tavolo della sua baracchetta di paglia e mattoni, e poi interpreta. Le guarda, sorseggiando una bevanda ispiratrice ad altissima gradazione alcolica, che pretende di condividere con il <cliente>, per trovare una sintonia spirituale. Bastano pochi, minuscoli sorsi, con le labbra attaccate al tappo in metallo di una bottiglia che custodisce qualcosa dal colore marrone chiaro e dal profumo pungente.

Lui è rilassato, chi lo interroga mai. Sia perché chi aspetta un responso è in ansia o ha paura, sia perché la litanie rituali di Vasilio non predispongono alla tranquillità.

In una cantilena monocorde cita santi e la Madonna, nomina Satana e sembra rivolgersi anche al pantheon Inca, in un sincretismo complicatissimo che davvero non trascura nessuno. Poi chiede.mac0eb2c321aedcf7090f668365afdded98_large

Cosa si vuole sapere e per chi. Nel senso che si può domandare il futuro per se stessi o anche per altre persone. Davanti a lui, una forma di vigliaccheria mi spinse a trascurare il mio destino e a usare mia madre – mi perdoni – come banco di prova. <Non ti preoccupare – mi disse – la gamba sinistra di tua madre guarirà>. Mi tolse il fiato. Perché avrebbe potuto parlare, immaginando si trattasse di una donna piuttosto anziana, di cuore o di polmoni, di testa o di ossa. Invece disse che <la gamba sinistra sarebbe guarita presto e che in breve avrebbe di nuovo camminato senza problemi>. Mia madre era caduta, proprio dalla parte sinistra, e la botta che aveva preso le provocava qualche difficoltà per camminare. Lo guardai negli occhi e lui guardò me. A lungo. <Non vuoi sapere altro, vero?> mi chiese. Gli sorrisi, col terrore nel cuore, e annuii.

<Stai più vicino a tua madre – mi ammonì lui – il suo futuro è solo il suo passato>.

intro-peruCi guardammo di nuovo, ancora a lungo, in un silenzio carico di tensione. Riempì il tappo di quella roba marrone, bevve lui per primo e poi lo ripassò a me. Rimasi incerto per un attimo, perché oltre a far schifo, quella specie di brindisi con quell’oscura bevanda mi sembrava parte di un rituale che non avevo voglia di condividere. Ma bevvi, per evitare problemi. E lui mi disse: <Non hai molto tempo da passare con lei>. Mamma se ne andò qualche mese dopo. Vasilio, forse, non si è mosso da quel villaggio.

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